La logica dell'assurdoUna notte di ordinaria follia

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    La logica dell'assurdo
    Una notte di ordinaria follia



    Quasi le due del mattino. Le luci della discoteca folleggiano, impazziscono, si condensano sulla folla. Musica e arte, suoni e atmosfera; il posto ideale per scatenarsi a ballare. Tra le poltroncine di pelle nera coppie affiatate e ben truccate sono intente ad amoreggiare, oppure a gustarsi un buon flut di champagne.
    Laurie balla, i suoi jeans skinny stretti non sono proprio l’ideale. Ma per lei sono come una seconda pelle, non li toglie mai. Tra i lampadari di cristallo e le cornici romaniche, il volto assorto di un ragazzo fa da contraltare al frastuono sregolato del resto del mondo che vive la sua notte di libertà. Con il suo respiro triste lascia la sala principale per recarsi in quella al piano superiore, e da qui sulla terrazza. L’aria gli accarezza le guance arrossate, emette un sospiro.

    Non cambia di umore nemmeno alla vista dei letti a baldacchino e delle comode sdraio, dove c’è chi si sta già rilassando sorseggiando uno buon cocktail. Laurie è lontana da lui, non perché lo stia completamente ignorando; perché lui tra queste pareti non esiste. Non è il suo mondo, non è la sua vita. Seguire la sua amica solo per il gusto di dire di essere uscito con una ragazza è stato uno sbaglio. Per Laurie lui è soltanto il fratello noioso della sua migliore amica. Una palla al piede, sopportabile solo perché ha la macchina e per il ritorno a casa. Si sente inutile, si sente diverso. Soprattutto si sente terribilmente solo e trascurato. E idiota, perché in fondo non ha senso provare delle emozioni per una persona che è distante da lui. All’improvviso qualcuno!

    “Tieni, mi sembra che ne hai bisogno”. A rompere il suo digiuno di parole una simpatica biondina vestita con una squirrel di colore bianco, alta poco più di un metro e sessanta e con gli occhi celesti come il ghiaccio della Groenlandia, colore messo ancora più in risalto dal rimmel esagerato intorno agli occhi. Il suo sguardo intenso, profondo e languido, ipnotizza l’anima fragile del giovane facendolo apparire piccolo davanti a quegli occhi sproporzionati e imbarazzanti. La mano bianca verso di lui, quel viso quasi esangue, cereo che gli sorride a fior di labbra. Un sorriso malizioso che lascia scivolare il profumo del suo rossetto tra le narici del giovane, una droga inebriante che si mescola alle movenze delle labbra; un ritmo cadenzato che gli entra nella testa come fosse un comando.

    “Cos’è!?”, chiede lui prendendo il calice con un gesto incondizionato. Perché è lei che lo vuole. E lui non sa perché lo fa, ma non ha senso. E’ come se le sfumature livide di quella giovane donna lo spingessero ad ubbidire. E il suo cuore batte sentendo anche quello di lei. E il suo corpo gli chiede aiuto, conforto in un momento così malinconicamente triste come quello di sentirsi abbandonati.

    “Non chiedere, e bevi!”, esclama lei spingendo il calice tra i suo i denti. “Bevi e non pensare”.

    Impossibile dirle di no, il giovane lascia cadere anche l’ultima stilla di esitazione e senza indugio comincia a tracannare dal cristallo. L’uomo non si pone mai troppe domande quando gli viene offerto qualcosa, specialmente se quel qualcosa proviene da un corpo femminile vestito a festa. E specialmente se quel vestito parla più delle sue labbra. Il giovane è già entrato dentro il suo gioco, in fondo gli piace anche se non lo ammette; perché lui ha la sua reputazione da bravo ragazzo da difendere. Il fuoco della “coda del diavolo” gli basta per sborniare, chi non è abituato ai liquori forti ha sempre questa reazione così immediata, fulminea. La terrazza inizia a girare intorno a lui e l’immagine della sua bella bionda va e viene in un turbinio di sensazioni strane e velate, torbide quanto basta per lasciarsi trasportare di nuovo dentro, su uno di quei divanetti in pelle, dove la moltitudine che balla scompare dietro le luci psichedeliche. E’ incredibile come all’improvviso ci si possa sentire assolutamente soli in un posto affollato, forse perché a nessuno verrebbe in mente di giudicarti per quello che fai, nemmeno se entrambi quei corpi si spogliassero nudi per un rapporto carnale. Infatti ce n’è lì intorno e in fondo che male c’è se è entrambi quello che desiderano? Gli occhi di lui adesso sono rossi di pazzia, e non è droga, è semplicemente libertà di non pensare. Laurie è lontana perché ha scelto di divertirsi con qualcun altro. Laurie è poco più di un’amica di comitiva che lui ha seguito come un cagnolino. Ma che non lo merita.

    “Mi stai mangiando con gli occhi”. Gli dice lei. Gli sfila il calice, poi si bagna le labbra con il suo liquore. Scivola sopra di lui come una serpe che avvinghia la sua preda, poi inizia la sua danza in un giro di mani che confondono il ragazzo tra pelle e cosce, morbidezza e piacere. E si ritrova la lampo dei pantaloni sfibbiata, lei sopra intenta a fare razzie dei suoi desideri più intimi e pericolosi. Il giovane ha un barlume di controllo ma la sua capacità d’intendere è oramai compromessa; lui è finito con il diventare ciò che ha sempre disprezzato. Un essere superficiale che si svende in un ambiente per poveri dannati. Ma forse non è così, c’è qualcosa di più che sfugge alla sua comprensione. A farlo sentire protagonista non è il sesso, e nemmeno la trasgressione; forse è la considerazione che quella sconosciuta ha nei suoi riguardi. E’ la luce che ha squarciato le sue tenebre. E’ la logica assurdità di una situazione per la quale, riaccese le luci della sala, sarà tutto finito senza legami o responsabilità. Come se niente fosse mai stato, a parte il piacevole ricordo della carne. Nessun legame, niente dolore; solo condividere qualcosa insieme, forse appunto per solitudine. Perché non c’è niente di più intimo che concedersi a chi non conosci, a chi non può incatenare il piacere a qualcosa di più grande e difficile che potrebbe sconvolgere le proprie abitudini. Non è né giusto, è vero; ma in fondo nemmeno tanto sbagliato: è, e tanto basta.

    “Ci sai fare, ragazzo””, lo carica lei. Probabilmente non è vero, ma serve a fargli dare il massimo. A regalargli il suo momento d’oro, a farlo sentire importante. E non è poco. Alle volte gli angeli che incrociano il sentiero delle persone non sono proprio angeli, ma fa lo stesso. Regalano sogni, forse speranza. Non appaiono a tutti, ma soltanto a chi può capirli e personificarli. Sradicando la dolente realtà. Il viso umido della biondina, il suo tocco freddo, il piacere intenso creano l’estasi giusta per andare fino in fondo. E la magia si compie come in un rituale sacro, anche se di sacro non ha proprio nulla. Ma avvolge e sconvolge il tempo che passa in un attimo, e quando ti svegli c’è quasi il sole di fuori. Sono trascorse le ore più buie alla luce di un sogno. Ma quando finisce il sogno il ritorno alla realtà è sempre traumatico, violento come un bastonata sul capo. Lui è visibilmente confuso, ma c’è con la testa. Laurie dov’è?? Il ragazzo si guarda intorno ancora sconnesso, la discoteca è semivuota, pochi temerari sono rimasti ancora in pista; gran parte dell’altra gente è sbattuta come lui sulle poltrone un po’ ovunque a consumare gli ultimi momenti della notte. Adesso l’odore di fumo disturba il respiro perché il caos mentale si è placato.

    “Tranquillo”, lo rassicura un uomo di mezza età con i capelli brizzolati e lunghi raccolti dietro una coda di cavallo. “ “Tornerai ancora, lo so. Adesso fila a casa, il mondo reale è di fuori”.

    Proprio quello. Quando si esce di qui, ognuno si riprende tutti i problemi che ha lasciato alla porta. Il ragazzo gli sorride dandogli ragione. Uno sguardo, Laurie e le altre dormono tutte accucciate all’interno dello stesso divanetto. Sembrano bambine nonostante il trucco esagerato, le zeppe ai piedi e tutto il corteo di anelli e catene indosso. Probabilmente sono ancora bambine, o sarebbe meglio dire che non sono ancora donne, ma con tanta voglia di provare già ad esserlo. Si accorgono di lui socchiudendo le palpebre.

    “E’ tardi, andiamo Mark?” Gli dice sua sorella Sonja con voce d’angelo stirandosi le braccia intorpidite dalla posizione sulla piegatura del divano. Non si sono accorte di averlo trascurato per tutta la serata, o forse lo sanno ma non importa. Laurie gli piace di meno, forse perché adesso la sta vedendo con altri occhi. Forse perché la biondina con cui ha trascorso la notte gli è rimasta nella testa. A proposito, Mark si chiede che fine abbia fatto. Distoglie lo sguardo dalle ragazze per cercarla nella sala, ma di lei nemmeno l’ombra. Eppure il suo odore è ancora sulla sua pelle. Scomparsa come la notte alla luce del sole.

    “Cosa stai cercando?” Sonja sembra incuriosita dall’atteggiamento di suo fratello, ma è troppo presa a pensare a se stessa per dare valore a quel gesto. “Dai che la tortura è finita!” Le altre sorridono e sono già in piedi. Di lei nemmeno più l’ombra, se ne è andata silenziosa come una gatta senza dire il suo nome, ma che importanza ha il nome di una sconosciuta se è molto più importante la sensazione che ha lasciato?



     
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  2. In Venere veritas
     
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    mmh, ben raccontato, però... uhm
    prende poco
     
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1 replies since 24/6/2011, 08:45   141 views
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