il primo incontro

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  1. In Venere veritas
     
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    Erotika e Cthulhu si incontrarono per la prima volta in agosto.
    La città era vuota e calda. Nessuno, tranne righe di caldo salivano dall'asfalto.
    Erotika era in fibrillazione, conscia dei suoi difetti nonostante la minuziosa preparazione. Vestito leggero compreso. Nel tentativo di non voler eccedere, aveva finito per vestirsi anonima, e sentirsi anonima. Uno schifo insomma. Che ansia, porcamiseria.
    In piedi, in mezzo alla piazza, nel sole d'agosto, Erotika indossava occhiali da sole, un vestito leggerissimo e un velo di sudore perpetuo, causato non solo dall'afa. Righe di acqua salata le solcavano i seni e le cosce. Simili a stille di lacrime angeliche.
    Quanto si sentiva idiota... il piccolo ciondolo appoggiato alla base del collo fungeva da controllo delle pulsazioni: si alzava ed abbassava a mano a mano che si avvicinava l'ora.
    Brividi umidi.
    Erotika, si sentiva le mani un poco sudate.
    Finalmente, contemporaneo alla figura uno squillo del cellulare: -eccomi, sono qua.
    Che strano senso di irrealtà... quella voce ora aveva un corpo che camminava come l'aurora verso di lei. Un momento di smarrimento, per incollare i due pezzi, voce e fisicità, e poi il riconoscimento reciproco. Ecco: due idioti che sorridevano di continuo.
    L'aura magnetica che li univa era forte più di tutto intorno, tutto aveva un sapore ferroso e dolciastro, come leccare chiodi e spezie insieme.
    Mentre passeggiavano, un tocco della pelle produsse scintille altissime tra di loro. Scintille.
    Si fermarono, in mezzo al marciapiede, all'ombra stavolta. In sincrono, avvicinarono i visi. Il profumo di ozono era fortissimo nell'aria, come stare in mezzo ai pianeti. Quella bocca...allora aveva un sapore, una consistenza.... Erotika aveva la testa leggera, le stava a malapena aggrappata alla collanina, fortuna che quella lingua era così terrena, avrebbe potuto volare via o cadere per terra.
    Non poteva essere, non poteva essere... nel vicolo buio, una mano le ristava tra le cosce, ma di chi era? E che importava?
    Gli ansiti finirono in bocca a lui, e i suoi passarono come un circuito chiuso alla sua mano su di lui.
    Un crescendo esponenziale di sudore, caldo e depravazione.
    E poi, senza preavviso era a casa sua, da sola.
    E il ritorno quand'era stato?
    Un tempo astorico.
    Quando aveva goduto così l'ultima volta? Mai.
    Quando aveva amato così?

    Cuhtlhu pensò solo una cosa di quella figura che lo osservava agitata: -dio, che bella.

    Edited by Alan Turing - 28/5/2011, 17:35
     
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    Non c'è cielo a ridondare in un luogo lontano, come l'emozione di un uomo diverso ma con la stessa sostanza - che l'attraversa.

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    Uhm, è come se si celasse qualcosa tra le righe. Mi è piaciuta molto, specie nella parte iniziale. L'atmosfera è strana, fuori controllo (non so se volutamente).
     
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  3. In Venere veritas
     
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    volutamente. trattasi di incontro primo dopo conoscenza virtuale. diciamo... un possibile autobiografico
     
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    Ah ecco :)
     
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3 replies since 8/5/2011, 09:56   142 views
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