Pensieri pericolosiScritta nel 1990

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    Pensieri pericolosi

    Sono solo a casa, non ho nessuna che pensi a me. Nessuna mi vuole, nessuna mi trova attraente, nessuna mi considera. Gli amici mi prendono in giro. Mi tiro giù i pantaloni e comincio a consolarmi immaginando di fare l’amore con una ragazza bellissima: quella dei miei sogni erotici. E’ l’unico modo che ho per stare insieme ad una ragazza, almeno con il pensiero.

    La immagino caldissima, completamente nuda e sexi; mi appare all’improvviso in tutta la sua visione di dea in carne: conturbante, dai lineamenti sensuali, sorriso vivace su labbra carnose, lunghe dita affusolate, seno prorompente e lingua lunga.

    Sembra maledettamente reale, come è reale la mia voglia di fare sesso con lei. Le mie mani la chiamano verso di me, le mie mani che invece stringono energicamente il mio sfortunato amico che finora ha sempre sparato a salve.

    Comincio ad eccitarmi, la immagino già tutta sudata che geme in preda all’orgasmo. E’ troppo femmina per essere vera, è troppo bello per essere reale. Con il pensiero si possono raggiungere lidi inimmaginabili. Ma qualcosa di vero c’è nell’assurdo dei miei pensieri: lei c’è, la forza del mio pensiero l’ha materializzata. Ma non sembra contenta di vedermi.

    - “Fai pena, e mi fai ridere. Non credo che mi darai problemi”.

    Tuonata la sua sentenza lascia la camera. Indosso in fretta e furia i miei jeans e mi precipito da lei. E’ nella stanza di mia sorella che si sta vestendo. Sta indossando il suo intimo, e non soltanto. Il suo vestiario è completamente rovesciato sul pavimento in un disordine perfetto.

    “Diamine, ma che cazzo fai!!!”

    Ho un gesto di stizza, urlo atterrito tirandomi su con un gesto repentino la lampo dei pantaloni. Urlo ma non per darmi tono, ho inavvertitamente stritolato la pelle del mio pisello tra i dentini metallici della fibbia. Un urlo disperato strozzato nella gola, poi tento di liberarlo dall’immeritata ghigliottina, ma non faccio altro che peggiorare la condizione.

    “Idiota!” La sua unica espressione.

    Mi lascia sofferente in terra, e quasi calpestandomi se ne va di nuovo. Qualche minuto che sembra un’eternità, e faccio la prima cosa giusta dell’ultima mezz’ora: un movimento leggero a ritroso con il dito e finalmente ce la faccio a liberare il pisello e riposizionarlo al sicuro dentro alle mutande.

    E lei, dov’è finita adesso? Corro per la casa. La ritrovo in cucina che sta divorando con gusto la mia cena. Si è vestita! Maglietta aderente con ombelico scoperto e piercing rosa in vista, jeans di marca strappati, anello al dito, scarpe sportive. I suoi capelli lunghi le scivolano lisci dietro le spalle e gli occhi verde cristallo sono un abbaglio di luce vivace.

    Le sue labbra si muovono a ritmo lento, sta masticando. E lo fa completamente sdraiata sul tavolo in un atteggiamento decisamente sensuale. Mangia con gusto, assaporando un boccone alla volta ed accompagnando il tutto con un sorriso compiaciuto. Il suo seno penzola capriccioso accanto al cesto della frutta.

    “Sei un deficiente”, mi dice accortasi che la sto osservando con la bava alla bocca.

    Adesso basta! Devo iniziare a farmi rispettare. Questa è una situazione assurda che soltanto io posso rimettere a posto.

    “Chi sei? Fuori da casa mia, e lascia tutto quello che hai preso e che non t’appartiene. Io non ti voglio più”.

    Scuote il capo contrariata, ma almeno si è decisa a conversare con me, a darmi un minimo della sua attenzione. Scende dal tavolo conficcando lo sguardo dentro di me. Le sua labbra iniziano a muoversi, a dire la loro verità.

    “Non puoi darmi degli ordini. Io sono la padrona e tu lo schiavo”.

    Lei padrona, io schiavo. Ma cosa dice? Lei è il frutto dei miei pensieri erotici, lei è una mia creatura; una creatura che dalla mia immaginazione ha preso forma concreta. Dovrebbe essere il contrario! Ma è lei a fugare ogni mio dubbio, purtroppo.

    “Mi dispiace contraddirti, ma ho proprio ragione io. Quando mi hai reclamato il tuo pensiero era esattamente questo; tu mi volevi così: prepotente, impetuosa, volubile, sexi, travolgente, ma soprattutto tua PADRONA”.

    Un groppo alla gola, un tuffo al cuore. E’ vero, ha proprio ragione lei! Soltanto non pensavo che il mio delirio erotico potesse trasformarsi in realtà, o che la mia mente perversa avesse un potere così grande. E' soltanto che i miei pensieri andavano interpretati, e lei li stava intendendo a suo modo.

    “E adesso non ti voglio più, sparisci da dove sei venuta. A meno che tu non voglia fare la padrona soltanto nei miei giochi erotici, quello te lo permetto”.

    L’espressione del suo viso è inequivocabile, mi considera proprio un idiota. Anzi, non mi considera proprio. Torna verso il tavolo, questa volta si siede; riprende a gustare la mia cena.

    “Tirati giù i pantaloni”, mi ordina portandosi la ciambella all’uvetta sultanina verso la bocca.

    Guardo con rimpianto il mio dolce finire tra le labbra carnose della mia padrona. Un morso profondo. Mi viene da pensare che veramente sia un gioco erotico, so che non è così. Ma obbedisco in silenzio come un cagnolino che sta per essere bastonato dal suo padrone anche se apparentemente non ha fatto nulla di sbagliato.

    “Anche le mutande”, aggiunge lei leccandosi le punte delle dita.

    Non so se il gioco inizia a piacermi, ma mi eccita sentirla ordinarmi cosa vuole che io faccia. Così come mi eccita fissare i movimenti delle sue labbra che si sfiorano le dita e quel sorriso malizioso che nasconde chissà quali pensieri.

    “Non voglio”, provo a replicare con tono di voce dispiaciuto e insicuro.

    Ma basta il cenno della sua mano che mi intima di sbrigarmi per calare il sipario a quello che si preannuncia uno spettacolo avvilente.

    “Di solito non è così, devi credermi. Soltanto che oggi sai, sono un po’ giù di corda”.

    Non è vero, sono eccitato; ma so anche che meglio di così non posso fare, nonostante lei sia provocante e bellissima. Forse è la situazione imbarazzante che mi impedisce di esprimersi meglio. O forse sono davvero un idiota.

    “Sei un bugiardo”, mi sussurra quasi sfiorandomi un orecchio con le labbra. “E non cercare inutili giustificazioni, non mi aspettavo di meglio da te. Forza, andiamo! Seguimi”.

    Lascia la cucina, ed io dietro di lei senza proferire parola. L’intensità e la cadenza della sua voce mi hanno ammutolito. La sento padrona, ne percepisco l’autorità e come d’istinto sono portato a fare quello che dice lei senza opporre resistenza. E pendo dalle sue labbra, mio malgrado.
    L’ondeggiare dei suoi fianchi davanti a me ha come un effetto ipnotico, mi piace osservare le sue curve dal di dietro. Mi piace il tessuto aderente che ne esalta i tratti tondeggianti.
    Siamo di nuovo nella stanza di mia sorella, mi fa cenno di togliere tutti i vestiti e mi indica il letto. Il letto di Veronica, mia sorella.

    “Allora idiota, cosa stai aspettando? Sbrigati, non ho tempo da perdere!”

    Il viso corrucciato questa volta, è impaziente. Viene verso di me con aria minacciosa e senza lasciarmi il tempo di prendere fiato mi suona uno schiaffo sulla guancia che mi lascia sobbalzare indietro fino al muro. Sono lì senza fiato, lei che mi stringe all’angolo con le braccia larghe; non vedo vie di fuga. Cazzo, messo alle strette da un mio “pensiero”! Lei non dovrebbe esistere, eppure il suo schiaffo mi ha fatto male.

    “Tu non esisti, sei soltanto un’allucinazione nella mia mente. Un pensiero sbagliato, e nient’altro. Sono io il padrone della situazione, ci sono soltanto io”.

    Chiudo gli occhi e tiro un lungo respiro ma quando li riapro lei è ancora lì, davanti a me. Il seno sotto i miei occhi è sodo, provocante. Lei si accorge che lo sto guardando, un gesto fugace delle palpebre accompagna il quasi movimento della mia mano che però non osa sfiorarlo.

    “Guardami bene negli occhi, cretino. Quando ti ho detto che sono la tua padrona intendevo dire che non ammetto insubordinazioni di alcun genere. Sarò costretta a punirti per la tua disubbidienza”.

    Il suo ginocchio teso è già all’altezza delle mie parti intime, deve solo piantare il colpo. Prevedo il peggio, ma cerco di rimediare.

    “Farò tutto quello che vuoi, te lo giuro. Ho capito, sei tu la più forte; e non mi conviene ribellarmi. Vado sul letto”.

    Scuote il capo piegando le labbra a mò di rimprovero, non sono stato per niente convincente. Vorrei liberarmi con la forza e fuggire dall'angolo in cui mi ha relegato, invece lei mi sbatte con violenza di nuovo contro la parete. Ha molte più energie fisiche di me, non posso contrastarla. D’altronde nei miei pensieri erotici desideravo una donna ribelle e aggressiva.

    “Devo punirti degnamente invece, e devo farlo adesso che siamo all’inizio. Se io ti risparmiassi tu non capiresti che io non sopporto di essere contraddetta. Ed io amo essere padrona assoluta”.

    Questa volta mi assesta un colpo preciso lasciandomi senza respiro. Il dolore è molto forte e quasi perdo conoscenza. Sto quasi per cadere, trattenendomi in piedi appoggiato alla sua spalla. Senza lasciarsi impietosire mi riporta sul muro per colpirmi altre due/tre volte, fino a lasciarmi andare per terra. Ed io a stringergli le caviglie reclinato ai suoi piedi.

    “E’ questo che vuoi. Vogliamo giocare? Adesso non puoi più tirarti indietro, cretino”.

    Non mi ha mai chiamato per nome, forse non lo sa nemmeno. Ma non credo che la cosa gli importi. Mi trasporta sul letto di Veronica, quindi mi lega i polsi alla spalliera intrecciando più volte il suo collant. Io, completamente nudo e dolorante, sono disteso di schiena sul letto con le mani annodate.
    Il membro torna eretto seppure indolenzito. Ho le lacrime agli occhi, ma riesco a vederla bene.
    Si spoglia anche lei; ed il suo scoprirsi è come uno spettacolo di stelle che si affacciano nel manto celeste in una meravigliosa notte estiva di montagna. Lontano dalle luci artificiali della grande città, lei è un abbaglio di tuono.

    Si sdraia sopra di me, tutta quanta. Sento il contatto con la sua pelle vellutata, esattamente come nella mia fantastica fantasia erotica di un’ora prima. Mi si drizza sempre di più, e mi piace. Ma la sua era soltanto una maldestra provocazione, si allontana subito da me appena quel tanto che basta per non toccarmi.

    “Che succede?” Sussurro cercando di liberare inutilmente i polsi. Ho voglia di stringerla forte a me, e lei lo sente. Ma è proprio quello che vuole, tenermi sulle spine. Dominare il gioco.

    “Ti piace? Vorresti possedermi?”

    Il tono di voce è irriverente, e mi resta nuda davanti. Si siede al bordo del letto, poi si sistema meglio allargando le gambe quasi sopra di me, ma senza mai nemmeno sfiorarmi. E comincia a masturbarsi.
    Sul comodino è rimasto il pacchetto di sigarette di mia sorella Veronica. Lei allunga la mano ed estrae una sigaretta, poi l’appoggia sulle labbra e l’accende. Ha un modo molto erotico e sensuale di fumare, che mi eccita.

    “Sì!”, rispondo con le lacrime agli occhi.

    E’ padrona della situazione, mi appoggia un piede sulla guancia e mi ordina di lucidarlo con la lingua; faccio come vuole, mentre lei se ne sta seduta a fumarsi la sua sigaretta. Ma dopo un po’ si stufa e mi scalcia sotto il mento.

    “Sei noioso, non mi diverto più!”

    Mi spegne la sigaretta sull’addome, poi inizia a giocare con l’accendino scottandomi la pelle. Grido di dolore ma lei mi tappa la bocca con forza premendo con la mano aperta sopra la mia faccia. Non mi piace essere torturato, non era così che la pensavo la mia donna sexi. E mi concentro per farla sparire anche se il dolore è sempre vivo e il gioco sempre più imprudente. Ma niente.

    “Ti prego, falla finita! Adesso basta”, la imploro in preda allo sconforto. “Faccio tutto quello che vuoi, te l’ho detto! Ma non torturarmi più”.


    La chiave gira nella toppa, mia sorella è tornata! Tiro un respiro di sollievo, non sono più da solo con questa pazza. Anche lei guarda verso la porta della camera entrare Veronica. Mia sorella è di tre anni più piccola di me, ma ha esperienza e carattere superiori ai miei. In casa, tra me e lei, ovviamente comanda lei fin da bambini. L’ho sempre considerata una ragazza superficiale, ingestibile e antipatica; adesso e per la prima volta sono felice di vederla. Gli occhi di Veronica si aprono sbalorditi nel vedermi nella sua stanza con una ragazza nuda. Arrabbiata? Difficile penetrare i suoi pensieri. La mia padrona si alza dal letto per niente intimorita.

    “Noi non ci conosciamo e… non è come sembra! Ti spiego”.

    Si avvicinano e lei le bisbiglia qualcosa nell’orecchio. Veronica si gratta il capo, poi mi guarda. E sorride divertita.

    “Si può fare, perché no! Credo che andremo d’accordo noi due, ho sempre desiderato una sorella anziché quel deficiente”.

    Mia sorella si avvicina al letto, si china verso di me e mi bacia sulla fronte. Sa come di addio il suo gesto.

    “Sei un idiota fratellino, non credo che mi mancherai!”

    Si accende una sigaretta con aria soddisfatta, quindi mi da le spalle e si incammina verso la porta. La mia padrona gli strizza l’occhiolino.

    “Fai pure con comodo!” Le dice Veronica.

    Veronica sta per uscire dalla sua stanza nel mio sconforto. Ma che si saranno mai dette? E perché mia sorella si è comportata in quello strano modo? Intanto la padrona è già al mio fianco che mi libera i polsi dalla stretta dei collant.

    “Vuoi scoparmi?”, mi dice. “Eccomi sono qui, ma ti avverto… pensa bene a ciò che hai pensato prima”.

    Cos'è, un gioco di parole? Lei si sdraia sopra di me e stavolta si lascia afferrare. E’ un sogno, o sono impazzito. La palpo per bene, inizio a strusciarmi sul suo ventre, gli occhi infuocati, l’istinto in subbuglio. Lei è lì, già bagnata.

    “In due siamo troppi non lo sai? Se non resisti ci scambieremo i posti, e tu diventerai un mio pensiero. Ti farò sparire dentro di me, e resterò soltanto io! Sono più forte di te, e tu lo sai”.

    Mi afferra nelle parti delicate, il cuore comincia a battermi all’impazzata: no, non voglio. Ma le sue labbra che mi succhiano il membro lasciano cadere tutte le mie difese. E’ troppo libidinosa la sensazione che sento per tornare indietro.

    Adesso sono io il padrone, e lei schiava dei miei desideri sessuali. Ma il gioco vale la candela? Il suo sguardo non mi piace proprio per niente, ma non ho la forza per fermarmi: sono io quello reale, e non lei. Ma nonostante lo sappia mi lascio andare completamente, troppo bello e meraviglioso. Un momento di gloria, finalmente; poi non mi resta che la resa totale. Nel culmine dell’atto sessuale mentre vengo… vado. Dentro alla sua mente, soltanto un suo pensiero che presto sarà dimenticato. Da tutti.




    Morale della storia. Questo dovrebbe insegnarci che il corpo umano non ha sangue a sufficienza per alimentare tutto l’organismo efficientemente. Ci sono delle parti vitali, degli organi che hanno bisogno di una buona dose di sangue per funzionare al meglio: questi due organi sono il cervello e il pene. Perciò quando il sangue abbandona i “quartieri alti” per andare ad ingrossare il compiaciuto organo genitale, allora diventiamo vulnerabili. E se si ragiona non più con la testa ma con il pene allora si rischia di fare una fine davvero brutta. Bisogna sempre conservare un po’ di lucidità (e sangue) nel cervello; oppure il nostro “partner - PADRONE” finirà con il “succhiarci” l’energia vitale. E noi diventiamo sua cosa.



    Edited by Alan Turing - 19/4/2011, 12:00
     
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    Non c'è cielo a ridondare in un luogo lontano, come l'emozione di un uomo diverso ma con la stessa sostanza - che l'attraversa.

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    L'ho letto con piacere, mi è piaciuto soprattutto nella seconda parte. Forse scrivendolo sei entrato di più nel personaggio, oppure ci sono entrato io leggendo...

    (Ammazza questo racconto ha 21 anni? Ha quasi la mia età :P )

    Essendo piuttosto diretta ed esplicita, la vedrei meglio in "Racconti Porno", ma lascio a te decidere ;)
     
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    Elfo

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    Grazie Alan! La puoi spostare di categoria, per me va bene. Rispetto alla versione originale sono intervenuto per sistemare un po' il testo qualche tempo fa; sono solito - rileggendo le mie cose vecchie - di modificarle ogni volta. L'idea nacque quando andavo ancora a scuola dopo la lettura di un fumetto di una allora nota collana manga!!!
     
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  4. ghiottona
     
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    Ahah divertente =)
    l'incipit è molto alla video girl ai ^^
     
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  5. myredshadow
     
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    ..beh.. devo dire che mi è molto piaciuto...
    anche se avrei dedicato qualche parola in più al finale.. a questo trasmigrare in pensiero... ne sarebbe valsa la pena.. :)

    ti segnalo un refuso.. Ed io a stringerLE le caviglie..

    e poi preciserei nella chiusa.. il corpo umano..maschile... :(mwah):
     
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    CITAZIONE (ghiottona @ 20/4/2011, 15:03) 
    Ahah divertente =)
    l'incipit è molto alla video girl ai ^^

    Me lo hanno detto anche altrove!

    CITAZIONE (myredshadow @ 20/4/2011, 15:56) 
    ..beh.. devo dire che mi è molto piaciuto...
    anche se avrei dedicato qualche parola in più al finale.. a questo trasmigrare in pensiero... ne sarebbe valsa la pena.. :)

    ti segnalo un refuso.. Ed io a stringerLE le caviglie..

    e poi preciserei nella chiusa.. il corpo umano..maschile... :(mwah):

    Grazie per la segnalazione del refuso! :) E devo dire che hai ragione anche sulla precisazione finale!!! :(drop): :(shutup2): :(shock):
     
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  7. PAN23
     
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    Il racconto è divertente, però la nota di "morale" finale non la vedo molto congrua - forse in effetti sarebbe stato più opportuno elaborare meglio il finale.
     
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    CITAZIONE (PAN23 @ 19/7/2011, 01:19) 
    Il racconto è divertente, però la nota di "morale" finale non la vedo molto congrua - forse in effetti sarebbe stato più opportuno elaborare meglio il finale.

    Grazie per avere letto, e per avermi dato un consiglio! :) Ci penso su...
     
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  9. AnimaAlchemica
     
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    Bella la storia :) Avrei modificato i "termini sessuali" (membro... ci avrei emsso "il mio sesso", mi pare più incisivo -- le "parti delicate" le avrei trasformate in "la mia carne"). Ma forse interpreto al femminile... Comunque, avvincente :P
     
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8 replies since 19/4/2011, 10:09   339 views
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