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ghiottona.
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sono sempre stata ossessionata, io, da quel suo modo di parlare, gesticolando, interrompendosi a un certo punto, con le mani a mezz'aria e lo sguardo perso nel nulla.
i suoi occhi, accidenti, quei suoi occhi nocciola, grandi, nascosti sempre da un paio di occhiali. rare le volte in cui l'avevo visto senza, mai che mettesse le lenti a contatto. ma le sue mani, dicevamo, mi stregava il suo muoverle, continuo, come fossero farfalle, come fossero lì a descrivere mondi indipendenti.
erano lunghe, sottili, se questo fosse un cliché avrei detto da pianista, ma non è una storia banale già vista, e lui non era un pianista. o forse sì, suonava il piano sulle mie costole, nei miei sogni più nascosti, e in fondo cosa è questa, se non la solita canzone già sentita e risentita?
non sapevo come avvicinarlo, questo mi pare ovvio. cosa dirgli? era sempre fuori dalla mia portata. ma poi. non che fosse uno splendore, di una bellezza rara o virile, ma mai m'aveva dato un indizio, mai che avesse puntato quei suoi occhi su di me.
ed eccoci qui, una sera, al bar, lui da solo come una puttana triste che si beve litri di birra, io che giro e dopo un po' mi siedo al tavolo accanto a lui, con un ragazzo noioso. ci guardiamo spesso, io e lui, ma il mio ragazzo è molesto, mi infila le mani sotto la maglia, mi tocca le tette, ridiamo. arrivano i nostri amici ed è un vociare, mi alzo per andare in bagno e mentre aspetto arriva lui.
ci sono due ragazzine, dico io
porco demonio, staranno tre ore, fa lui
le femmine, dico io, vanno sempre in bagno in coppia
ma che avranno da fare, che palle, ho bevuto troppa birra, mi sto pisciando addosso
ti farò passare avanti, se le squinzie si muovono, ma anche io sto messa male con la birra
non ti facevo tipo da quel coglione lì, mi dice lui, e io sorpresa: perché tu mi facevi tipo da qualcuno? non sapevo manco che esistevo, ai suoi occhi
bè, no, continua, in effetti non ne so molto, ma quello è un coglione
lo so, ma paga - e mentre mi dicevo mi resi conto che non era quello che intendevo. arrossii e lui sghignazzò, capendo l'equivoco delle mie parole.
uscirono, e lo lasciai entrare avanti a me, ma lui mi tirò dentro con sé. e mi fu addosso, col fiato sul collo, sapeva di birra.
io non pago, io non ti pago, nemmeno una birra. e inizò a leccarmi il viso, e poi mi sbottonò i pantaloni e senza cerimonie infilò la mano dentro le mie mutande.
provai a divincolarmi, ma lui disse - ti vedo come mi guardi, lo so quello che vuoi
fermo, devo andare in bagno, merda vorrei fuggire, ma lui e le sue dita lunghe, calde, sono già dentro di me.
mi bacia sulle labbra, e io ricambio, con passione, calore, desiderio, e gli accarezzo i capelli.
mi sento esplodere, sotto, la mia vescica è piena, e i suoi movimenti lenti e profondi si sommano, mi pare di pisciarmi addosso.
dopo qualche secondo si toglie, si gira, si sbottona i pantaloni e tira fuori il suo pisello, dritto, niente di che come dimensioni, ma non mi metto a guardarlo.
merda, bisbiglia, mi giro e non so cos'abbia fatto, sento lo scroscio della sua pipì sulla tazza, io mi ostino a guardarmi allo specchio, aspettando il mio turno.
lui esce, e mi lascia dentro, mi chiedo se qualcuno si sia accorto di qualcosa. non ha scaricato.. -
myredshadow.
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..uff.. avevo lasciato un commento ma non lo vedo...
poi lo rifarò..promresso... -
ghiottona.
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:paura: . -
myredshadow.
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..dunque.. avevo più o meno detto... che a mio avviso manca di sapere dove lo vedevi..(tu o la protagonista) questo ragazzo per desiderarlo così e da un po'...
per il resto lo trovo accattivante.. ben scritto..
qualche imprecisione grammaticale.. che però si può accettare come linguaggio parlato..
e la sensazione che un 'bel mito' si sia sciolto nel cesso... e la catena l'hai tirata tu.... -
.
non mi è dispiaciuto e il modo di raccontare è intrigante, soprattutto la fine: ironica e molto eloquente...
e devo dire che mi è piaciuto pure il commento di myredshadow. -
ghiottona.
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grazie . -
PAN23.
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Mordi e fuggi: si morde poco e si fugge molto. .