Prato fiorito

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  1. ghiottona
     
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    non amo i racconti ma ho visto in giro e penso che questo potrebbe essere adatto
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    Sentivo l'odore della sua pelle sulla mia. Era un odore alienante, esplosivo, violento. Volevo buttarlo fuori, nasconderlo, ma ad ogni tentativo balzava di nuovo fuori, inopportuno, dispettoso.
    Cercavo di non pensarci, di non pensare a com'era andata- "Laura, sono pronti quei fax?" "No, direttore, ancora non sono arrivati, ho sollecitato circa dieci minuti fa. Aspettavo due minuti ancora e poi chiamavo nuovamente i commerciali della ditta." Sento lo scatto della porta che si chiude.
    Era la prima volta, la prima di altre, ero elettrizzata, spaventata. Non sapevo cosa sarebbe successo. Tira giù le tende "non le pare che ci sia troppa luce, in questa stanza?" "non direi, direttore, ma se preferisce accendo i neon" e vado ad accenderli. Mi alzo, per farlo. E lui sguscia dietro la mia scrivania. No, non riuscivo a capire cosa volesse fare.
    Avevo, certo, nascosto le tracce della mia navigazione, e non credevo che si sarebbe messo a guardare sul mio pc, aprì invece prato fiorito. "Vedo che non hai fatto nessun nuovo record" "veramente, direttore, quando sto qui lavoro, non mi dedico a simili amenità" "invece è un ottimo esercizio. Facciamo una sfida?" "una sfida?" chiesi, con sguardo perplesso. Non osavo tornare dal mio lato della scrivania.
    "Certo, una sfida. chi fa il minor tempo vince" "ma io non so giocare" "vorrà dire che mi darà vittoria a tavolino".
    Mi affacciai sul tavolo per vedere cosa intendesse fare, sullo schermo del computer. Mi sporsi e lui infilò una mano nella mia scollatura. Come se fosse normale, come se non avesse fatto altro da quando mi aveva assunta. Lo guardai esterrefatta, ma mi fece cenno di tacere, indicando gli uffici accanto. Provai a scansarmi, lui si alzò, aggirò la scrivania. Io mi girai, appoggiando al piano di lavoro il sedere, sui fogli, sulle pratiche. In quel momento arrivò il fax, lui si avvicinò a me, mise una mano sulle mie labbra, spinse il bacino verso il mio-sentii il suo coso duro sulla pancia, e il basso ventre iniziò a reagire. Cercai di divincolarmi, ma la sua mano scivolò sulle mie, immobilizzandomi, mentre con l'altra sollevò la gonna.
    Avevo paura che entrasse qualcuno, guardai la porta allarmata. Lui fece un cenno con la testa, come a dire "non preoccuparti", e mi fece voltare. Mi piegò, ormai non opponevo più resistenza. La gonna salì sulla schiena, le mie natiche erano coperte da collant di nylon azzurri e mutandine nere.
    Prese le larghe forbici da carta e con la lama gelida accarezzò il mio osso sacro - e tagliò.
    Il mio viso vedeva soltanto i fogli dattiloscritti, le penne, gli oggetti alla mia sinistra. Le guance erano appoggiate sul legno, il seno premeva su una risma, le braccia giacevano morte accanto a me. Ero bagnatissima, sentivo l'umido scivolare dalle mie gambe mentre tagliava il nylon. Forse ebbi un brivido, paura di essere tagliata, o freddo, quando le forbici accarezzarono le mie labbra. Lui era in ginocchio, sotto di me, se ne accorse, probabilmente. Ormai il lavoro di sartoria era terminato, così indugiò in quella posizione, appoggil la lama di taglio, il freddo mi fece emettere un gemito. "Shhh", sussurrò lui, e infilò lentamente la lama, pianissimo. Avevo paura. Non andò oltre, rimise l'arnese al suo posto, sentii che frugava con i suoi pantaloni. In breve mi fu dentro, e per quanto fossi bagnata sentii che le sue dimensioni mi creavano difficoltà.
    Si piegò su di me, iniziò a spingere, spingere. Volevo gridare, non so nemmeno perché. Mi tirò i capelli, mise le sue dita nella mia bocca e iniziai a succhiare avidamente.
    Mi pareva che stesse andando avanti da una vita, quando tolse il dito dalle mie labbra e me lo infilò senza mezzi termini su per il culo. Ora, non che fossi particolarmente restia alla pratica, ma il suo coso enorme era già affondato dentro di me, più grosso di qualunque dildo avessi mai provato, figuriamoci di cazzi veri. La sensazione del dito mi fece impazzire, e mi sciolsi completamente. Speravo e temevo che volesse di più, ma probabilmente la mia reazione fu troppo anche per lui, e uscì di fretta, lasciandomi in sospeso.
    Si venne sulle mani, sui resti delle mie mutande, sulle mie cosce. Con dei kleenex mi diede una pulita, e si pulì lui stesso. Mi voltai, senza dire nulla. Ero scossa dai brividi. Ci ricomponemmo, io tolsi le scarpe e buttai nel cestino della carta straccia mutande e calze. Poi ci ripensai, e le misi in borsetta.
    "Bene, prendo il fax", disse, con voce seria e impassibile. "Può prendersi dieci minuti per tornare a casa a sbrigare quella faccenda che mi diceva. Ma che siano dieci minuti" e uscì.
    Lo mandai a fanculo mentalmente, quel cazzo di sessantenne se ci sapeva fare. Mi sentivo sporca, usata, schifata da me stessa per le sensazioni di piacere così esplosive che avevo provato. Decisi di darmi una mossa.
    Ovviamente in dieci minuti non potevo andare a casa, così mi piombai da Intimissimi, all'angolo della strada, e ricomprai collant e biancheria,in farmacia presi le salviette per la pulizia dei bimbi, buttai i miseri resti in un cassonetto in strada, tornando poi in ufficio come se niente fosse.
    Il tutto in una mezzora si era risolto, ed erano passate almeno un paio d'ore. Mi sentivo ancora bagnata fradicia, sussultavo ogni volta che qualcuno entrava per chiedermi qualcosa. E mi sentivo il suo odore addosso. Farsi il bidet nei bagni dell'ufficio non è semplice, anzi, non è proprio fattibile, e per quanto le salviettine umidificate mi avessero dato una sensazione di pulito, il suo odore continuava a tormentarmi.
    Mi misi a spolverare e lucidare minuziosamene la scrivania, tralasciando tutto il resto. Ma c'era poco da fare. Ce l'avevo dentro, il suo odore, e non facevo altro che sperare che entrasse di nuovo da quella porta, ma non si fece più vedere se non verso l'ora di pranzo per dirmi che usciva con la moglie.
    Mi misi il computer e mi misi a giocare a prato fiorito. La prossima volta, mi dicevo, te lo faccio vedere io chi vince.

    Edited by Alan Turing - 31/1/2011, 12:46
     
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  2. -E-
     
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    Lo trovo interessante. Non mi piace solo in alcuni punti.

    Il "prato fiorito" lo vedo come un'aggiunta superflua.
    Si può benissimo partire dall'odore. Quell'odore che in qualche maniera eccita la protagonista, quasi in maniera animalesca.

     
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  3. ghiottona
     
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    Bè, mi piaceva l'idea della sfida "aperta"... Prato fiorito è il classico giochino da windows senza pretese a cui più o meno tutti giochiamo nei momenti di pausa...
     
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  4. Salvos887
     
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    E' scritto bene, ma sinceramente non mi ha fatto impazzire...
     
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3 replies since 31/1/2011, 10:56   190 views
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