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In Venere veritas.
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Si era vestita bene. Corsetto rosa di seta, culotte coordinate, parigine e vestito da sera nero con paillettes. Infine un paio di altissime scarpe nere con plateau. Barcollando si avvicinò alla porta della camera. La fascia di seta nera era pronta sul bracciolo della poltrona.
Il tavolino era pronto, A ci appoggiò i drink. Stasera sarebbe arrivato il suo ospite, aveva una scommessa da discutere e vincere chiaramente. Due cocktail e la ciotola erano pronti. Alexander come piaceva a lei. Il tavolino brillava sotto le luci morbide.
B era arrivato, uno sconosciuto bellissimo, lei lo sentiva. Ne sentiva il profumo e il calore quando le passava accanto, senza potersi muovere o rispondere rabbrividiva.
I due uomini discutevano, suo marito e lo sconosciuto. Lei aspettava, era l'oggetto della scommessa, un mero premio. A andò in cucina per prendere dei salatini, B attese un momento tenendo le gambe che dondolavano sotto il tavolino, dopo aver tirato l'ultima boccata si alzò. Prese la ciotola piena di Alexander, sotto la sua bocca. Lei cominciò a leccare come una cagna. Finito di bere sorrise, B si avvicinò per annusarle la bocca e piano leccava il viso, la bocca, il collo della bevanda sbrodolata, mentre lei respirava piano temendo smettesse.
Poi A rientrò. Poggiò le ciotole sul tavolino e ricominciarono a discutere.
B approfittando di un'altra assenza tolse le cose dal tavolino, andò dietro e alzò il vestito per annusare la pelle. Liscia, morbidissima, fremente. Alzandole le gambe una per volta, le sfilò le culotte lasciandole alle caviglie. Lei aveva una fifa tremenda, con gli occhi bendati non poteva sapere cosa sarebbe successo. B si avvicinò alle labbra e inspirò a fondo, quasi affondando il naso nei petali di carne. Un sottile rivolo trasparente scendeva.
A entrando vide sua moglie con il culo al vento e pensò immediatamente di punirla, quella cagna. Impetuoso prese una decisione. Colpirla per farle capire che era lui l'unico da cui poteva farsi penetrare. Ritmici, A e B colpivano le cosce e le natiche di lei, con le mani aperte, grandi e piccole, rossa la pelle, lei gemeva. Poi B le andò di fronte al viso e le tolse la benda: gli occhi verdi le si impiantarono nel cervello. La lingua saettava sulle labbra, davanti e di dietro. Lei non sapeva più quale fosse la sua bocca. Gli uomini si scambiarono le parti, solo gli occhi cambiarono, nocciola quelli di A. La donna ormai era in balia di tremori inconsulti e perdeva fili di bava da entrambi i lati, non sapeva più dove fosse finito il suo contegno.
Gli uomini improvvisi smisero, B le carezzò la schiena, come una cagna dalla nuca al fondoschiena.
Le tagliò la stoffa, lasciandola nuda.
Alzatisi in piedi contemplavano sornioni la loro scommessa vinta: lei era proprio una cagna, solo loro, in loro potere.
Uscirono ridendo per i vicoli prostituiti.
Il tavolino nudo si alzò. L'errore ontologico stava in questo: lei era una donna che faceva il tavolino e non un tavolino. Ora lei aveva qualcosa che loro non sapevano, un'arma potente, un segreto.
Tolse la videocamera nascosta tra i libri, la spense.
Le dita che le avevano frugato dentro erano ancora calde in lei. Sorridendo della frase degli IChing (il vero comandare è servire) si chiese se davvero amava più B oppure A. Riequilibrare le sorti e i ruoli le piaceva sempre tanto. Si infilò sotto le lenzuola appena cambiate, accendendo il portatile, anche se le tremavano i muscoli per l'immobilità forzata aveva ancora una cosa da fare.
Il lunedì mattina alle 9 precise, A e B sui loro tavoli in ufficio trovarono due buste contenenti un dvd.
Ora, ora chi comandava?
Edited by Alan Turing - 28/1/2011, 23:43. -
Andry White.
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piccante al punto giusto e accurata nei risvolti. mi ha intrigato, mi è piaciuta. . -
In Venere veritas.
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grazie .