Un racconto di James FrancoEmily - stralcio del romanzo Palo Alto

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  1. EugenioDM
     
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    Tratto da:
    http://satisfiction.gqitalia.it/357/satisf...ni-james-franco



    Emily di J. Franco (l'attore)


    Era così carino. Un po’ giovane, ma non m’importava. Era qualcosa di diverso rispetto agli stronzi del mio anno, come Adam e Roberto, a cui interessava solo scopare e metterlo nel culo. O venirmi in faccia, come in un film porno, e poi andarlo a raccontare agli amici. Poi con loro ero sempre l’ultima scelta.

    La prima volta che vidi Ryan fu dagli Olds, a casa di John e Steve. Tutti si ritrovavano là all’epoca, John coi compagni del secondo anno, e Steve con quelli del terzo. Era un ritrovo abituale. Stavo sempre lì perché Maddy Patten usciva con Steve.

    Un giorno si presentò anche Ryan. Accadde dopo la scuola. Era in camera di John, seduto sul bordo del letto, e stava giocando a un videogioco. Indossava un berretto scuro degli Yankee e mi parve un angelo. Arrivo quasi a dire che era diverso dagli altri - più dolce. C’era del dolore nei suoi occhi.

    Lo fissai, senza che se ne accorgesse. O forse se ne accorse. E fu così che mi vennero tutte quelle fantasie – semplicemente guardandolo giocare ai videogiochi. Ma quella volta non gli parlai.




    Due settimane più tardi, le gemelle Patten organizzarono una festa a casa loro. Erano le mie migliori amiche, Elsie e Maddy. I ragazzi chiamavano Elsie “L.C.”, che era l’acronimo di Last Call, ultima chiamata, cioè ultima scelta. Maddy invece era ancora fidanzata con Steve.

    Alla festa ci mettemmo tutte e tre a giocare a “Non ho mai” insieme a un gruppo di altre ragazze. Qualcuno diceva: “Non ho mai fatto…”, e se avevi fatto la cosa che dicevano, come tradire il ragazzo, allora dovevi bere.

    “Non ho mai fatto sesso a scuola.”

    Bevetti.

    “Non ho mai fatto sesso con due ragazzi contemporaneamente.”

    Bevetti.

    “Non ho mai fatto sesso con tre ragazzi contemporaneamente.”

    Quando fu il mio turno di dire una cosa che non avevo mai fatto, fu dura farmi venire in mente cosa dire. Così alla fine dissi una roba assolutamente stupida, del tipo “Non sono mai stata innamorata.”

    Un paio di ragazze bevettero. Elsie non bevve, ma Maddy sì, e pensai che fosse un’idiota, perché questo significava che lei amava Steve. Poi pensai che forse non era una cosa così idiota. Perché c’era qualcosa dentro di me che mi diceva che anch’io mi ero presa una cotta - per Ray, anche se non ci avevo mai parlato. Era una sensazione inaspettata, come se sentissi la necessità di occuparmi di lui.

    Poi la cosa fu divertente, perché a quel punto entrò Ray. Era in compagnia di John Olds e altri ragazzi del secondo anno. Smisi di giocare a “Non ho mai” e lo raggiunsi.

    “Ciao,” gli dissi.

    Gli amici lo guardarono. Era imbarazzato. Sembrava un cerbiatto.

    “Ciao,” disse.

    “Ti va di fare il gioco della monetina?”

    Lui, i suoi amici, io e altre ragazze del terzo anno ci mettemmo a giocare. Maialino Rosa e Adi, e le Patten, e io contro i ragazzi del secondo anno.

    Giocavamo sul tavolo della cucina. Me la cavo abbastanza a monetina. Loro, quella sera, erano un disastro e li stracciamo. Dopo un po’ sembravano tutti ubriachi. Facemmo otto partite e si sbronzarono subito. All’ottava partita, gli amici di Ryan si limitarono a bere piccoli sorsi, perché non ce la facevano più. Praticamente lasciarono a Ryan l’intera brocca da finire.

    “Devi berla tutta, testa di cazzo,” disse Maialino Rosa. Sembrava davvero un maiale da allevamento. Tutti i ragazzi la chiamavano Maialino Rosa perché aveva le tette grosse e il culo enorme, ed era chiassosa e rozza, con una folta capigliatura castana e riccia, simile alla criniera di una bestia. Le dissi di starsene zitta. Ryan afferrò la brocca con entrambe le mani e bevette. Il vino inizio a colargli agli angoli della bocca e sopra la maglietta. Si bagnò tutto. Era impossibile che ce la facesse.

    “Smettila di sbrodolare,” disse Maialino Rosa.

    “Stai zitta, Maialino Rosa” feci io.

    Non la chiamavo mai Maialino Rosa in sua presenza. Elsie scoppiò a ridere.

    “Fanculo, stronza, continua a giocare con questi mocciosi, se proprio vuoi” disse Maialino Rosa, e lasciò la cucina. Mi misi a ridere. Elsie disse che le scappava da pisciare e uscì. Le altre ragazze si dileguarono. Ryan era lì che cercava di prendere respiro, ma molto lentamente. Stava boccheggiando.

    “Hai bisogno di un po’ d’aria?” gli chiesi.

    Lo accompagnai nel cortile sul retro, ma là fuori c’erano anche un po’ di ragazzi del terzo e dell’ultimo anno. Facemmo il giro della casa, fino a un cortiletto laterale. Lì c’era un traliccio con fiori di jacaranda. Sotto era scuro e faceva freddo. Ray mise una mano sulla recinzione e abbassò la testa. Respirò lentamente. Poi si accovacciò al terreno. Vomitò contro la recinzione. Risi un po’, ma solo fra me e me. Gli misi la mano sulla fronte, delicatamente. Quando ebbe finito, lo aiutai ad alzarsi, mettendogli una mano sotto il braccio. Rimanemmo fermi per un minuto, al buio e al freddo. Era piegato con le mani sulle ginocchia. Non dicevamo niente, ma era come se stessimo parlando. Alla fine gli chiesi se voleva un po’ d’acqua.

    Ritornammo in cucina, presi un bicchiere dalla credenza e ci versai un po’d’acqua dal rubinetto. Bevve un sorso. Poi un altro. Attraverso la porta della cucina potevo vedere Maialino Rosa che parlava con Adam e altri ragazzi. Guardavano nella mia direzione e ridevano. Adam fece un cenno e sorrise. Io mi girai di nuovo verso Ryan.

    “Va meglio?”

    Annuì. Sembrava stare meglio. Finì di bere l’acqua. Presi il bicchiere e lo misi nel rubinetto.

    “Seguimi,” gli dissi. Gli presi la mano. Salimmo al piano di sopra. Lo guidai per il corridoio fino alla stanza dei genitori delle due gemelle. Non pronunciò una sola parola. Gli dissi di sedersi sul bordo del letto. Poi gli dissi di sdraiarsi e lui lo fece. I piedi penzolavano sul pavimento. Poi gli slacciai i pantaloni e gli abbassai i boxer fino alle caviglie. Glielo menai per un po’ e lo sentii ansimare.

    Mi fermai. “Vuoi fare qualcos’altro?”

    “No,” disse lui.

    Dopo che fu venuto, si rimise addosso i pantaloni. Stavo seduta sul bordo del letto, vicina a lui. Gli chiesi se gli fosse piaciuto.

    Ritornammo al piano di sotto. Giunti in fondo alle scale, mi fermai e lui proseguì. La festa ormai languiva, ma c’era ancora un po’ di gente. Sembravano tutti stanchi e ubriachi, e sorridenti e sgradevoli. Entrai in cucina per prendere un po’ d’acqua. Mi diressi verso il lavandino e raccolsi il bicchiere che Ryan aveva usato in precedenza. C’era ancora un po’ d’acqua dentro, e qualcuno ci aveva spento una sigaretta. Misi le mani a coppa e bevetti direttamente dal rubinetto. Chiusi la manopola dell’acqua e andai verso il soggiorno, dove prima avevo visto Adam. Ora era seduto sul divano in compagnia di Ryan. Adam stava ridendo. Anche Ryan stava ridendo, in modo imbarazzato.

    (traduzione di Nicola Manuppelli)

     
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    audace la scelta di raccontare in prima persona di sesso opposto...
    mostra apertamente e senza peli sulla lingua lo squallore della gioventù americana.
    interessante, anche se ancora decisamente acerbo come autore.
     
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  3. EugenioDM
     
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    La narrazione ricorda Bret Easton Ellis o Jay McInerney
     
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  4. Andry White
     
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    CITAZIONE (K.E.R @ 7/11/2011, 19:24) 
    audace la scelta di raccontare in prima persona di sesso opposto...
    mostra apertamente e senza peli sulla lingua lo squallore della gioventù americana.
    interessante, anche se ancora decisamente acerbo come autore.

    acerbo? sesso opposto?
     
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    Beh, James Franco è omo mentre il racconto è in prima persona dal punto di vista femminile... lo so che "opposto" è un termine relativo, ma si sa che io vivo nel mio mondo parallelo...
    Che io sappia, poi J. Franco è nato come attore, non come scrittore e a mio avviso si sente.
    Poi ognuno la può pensare come vuole...
     
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4 replies since 5/11/2011, 19:20   89 views
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