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In Venere veritas.
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Cerea la consistenza, di pesca o forse ambra, il viso di lei contro il cielo.
La bocca aperta, le dita contorte, in posizioni di attesa assorta, proprio mentre la luna gioca a nascondino con i grattacieli e i lampioni l'invidiano nel nero.
Rotonde e gemelle le sfere del giorno personale, lei non lo sa, ma la cera fusa del suo culo eguaglia la luna, e io vi affondo le dita, la plasmo, come un Bernini, mentre violento quel corpo, e dilato quella mente.
Mentre io, uomo, la spio, dimenticarsi di respirare proprio nell'istante in cui ruba la luce alla luna.
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Non c'è cielo a ridondare in un luogo lontano, come l'emozione di un uomo diverso ma con la stessa sostanza - che l'attraversa.
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Molto poetico come testo. Mi piacciono molto le immagini e come sono accostate tra loro, un buon lavoro... Complimenti! .