affondami dove il nero sa abbagliare
in toni che brillano crudeli
nello schiudersi
delle gambe al tuo sguardo
che mi ordina il piacere

hai catene forti a stringermi i polsi

io imploro i tuoi
di essere martello sulla mia carne

limpido il tuo richiamo
in nomi indecenti al mondo
che appagano armonie dissolute
spalmando eccessi
dalle dita sporche alle labbra

vestita di reti stracciate
e dall’insolenza delle tue mani
la bocca sbavata di viola e saliva
ti lecca ferina l’orecchio
dove sussurro un oltraggio
sublime

Edited by Alan Turing - 6/7/2012, 11:27

‘Ignis’, sussurrava il pensiero

quasi temendone il senso

‘ignis’ ribadiva il bisogno che, come mani fatue,

allargava le ginocchia ai bordi dell’ascolto

volendo rassegnare ogni spigolo alle dita,

‘et in igne vita’ diceva il sospiro,

perso nel concedersi pieno al tocco

amabilmente impietoso del tuo afferrarmi.

lust di myredshadow, su Flickr

So, di quale respiro

di quale muovere

ti agiti ora su quel letto,

mentre mi chiami sottovoce

alla tua carne


e io che ti sento

e vedo i tuoi occhi pieni

ti tengo nel gesto di una mano

ho riacceso i tacchi

a battere il ritmo del sangue

dopo essermi pianta inabitata

così a lungo


non stupirti perciò

se chiederò fuoco a un’ altra mano

ho vizi difficili da seppellire

-a suo tempo lo farà la terra-


ma oggi

splendo ancora di rossetti e scollature

e mentre leggi il giornale

disteso nella tua bara di rinunce

preparo di creme e di velluto il mio peccato

già gustando mani e bocche a scuotermi la vita

Edited by Alan Turing - 28/5/2011, 14:56

di me comprendi e ami

ogni più osceno desiderio

e di te riconosco mia

pelle e anima scura


dividiamo lo stesso sangue impuro


e il nostro scoparci segreto

nella stanza dei giochi

è un incesto libero e candido


perché tu

-fratello mio implacabile-

ed io

-la cagna a te sorella-

respiriamo nell’androgino perfetto

Edited by myredshadow - 6/2/2011, 02:59

intingo il dito

in bicchieri di malizia

e succhio guanti

dalle labbra plastiche

ma il bagno che mi vede

regina ai desideri

non ribolle di bisogni caldi

e non gonfia tra i corsetti

il capezzolo di voglie


lo so

immaginate di potermi bere

e di sciogliervi

tra i seni esuberanti


è questa l’arte di eccitare i sogni

dimenticando (voi)


che è solo il mio mestiere

Edited by Alan Turing - 1/3/2011, 01:47

nodi alle lenzuola

di un’evasione senza fughe

mentre s’ ingorgano di carne

le vie strette del letto


abbiamo già dato tutto qui

trascinami ora al marmo diaccio


non basterà a stemperare

il calor bianco

che ci affligge la pelle


-ora-

voglio sentire la graniglia

tremare

Edited by Alan Turing - 29/1/2011, 00:17

leggi la preghiera

che bagna le mie dita di lacrime agrodolci

senza assolvermi

e spingi oltre il mio peccato

fino al suo più rosso angolo


lì inchiodalo

e godilo senza pietà

con l’arroganza di un dio pagano

che apparecchia un rito alla sua gloria.

Edited by Alan Turing - 29/1/2011, 00:19